DOC. Il documentario "Bandiera viola" di Claudio Lazzaro racconta il “no B-day” del 2009 e le tante persone disposte a scendere in piazza per denunciare i pericoli per la democrazia in Italia.
Chi ha dato corpo a quella giornata?
Sostanzialmente coloro che si riconoscono attorno alcuni principi fondamentali, tipo uguaglianza di fronte alla Legge e separazione dei poteri, disposti a scendere in piazza in modo anche trasversale, cioè senza riconoscersi per forza in un’idelogia o forza politica. Non è un movimento con dirigenti e portavoce, quando gli si rimprovera di essere contraddittorio e diviso è un controsenso.
Cos’è successo, poi, in questi mesi?
Il “popolo viola” si è diviso, ma in modo creativo, e nello stesso tempo ha prodotto l’altra manifestazione che si è appena svolta. Io ho fatto di tutto perchè riuscisse bene, pensando di utilizzare il film come strumento di dibattito. Quindi abbiamo organizzato proiezioni in tutta Italia nel circuito di cineclub, sale ARCI, circoli ANPI, centri sociali, e l’anteprima a Roma è stata un’occasione straordinaria, con gente in piedi e un dibattito fino a notte inoltrata.
Qual’è il tratto di continuità dei suoi documentari?
Il filo comune della denuncia dei pericoli per la Democrazia in Italia. In quest’ultimo, attraverso interventi straordinari di gente come Moni Ovadia, Dario Fo, Margherita Hack, c’è un atto d’accusa forte ed efficace contro Silvio Berlusconi, il quale poi ha voluto fare una manifestazione di risposta nella stessa piazza. Io ho ripreso anche quella.
Rispetto alla deriva della personalizzazione della politica, intitolare “No B-day” una manifestazione non l’abbassa però a livello dell’altra faccia della medaglia?
Bisogna battersi per le idee. Questo, se si vivesse in un paese normale. Ma,in quella che viene definita “anomalia italiana”, un uomo accentra su di sé poteri che in tutti gli ordinamenti occidentali sono invece divisi, capaci di limitarsi l’un l’altro. Quindi, la situazione ci obbliga a indicare Berlusconi come un pericolo per la Democrazia.
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