domenica 24 ottobre 2010

ELOGIO DELLA PARANOIA


A volte capitano cose che ci rendono nervosi e sentiamo il bisogno di confrontarci con un amico: “Cosa ne dici? È solo una coincidenza o mi devo preoccupare? C’è dietro qualcosa di strano o sono io che sto entrando in paranoia?

I FATTI. Ieri sono sparite da YouTube le clip del mio ultimo documentario, Bandiera Viola, che racconta la manifestazione del  5 dicembre 2009, No Berlusconi Day. Uno dei video riprende l’intervento di Borsellino alla manifestazione, in cui lui parla dei rapporti Mafia-Berlusconi.
Altri due stavano anche sulla home page del mio sito www.bandieraviola.it. C’era quello in cui si vede la contromanifestazione convocata da Berlusconi in piazza San Giovanni per rispondere al No B Day, in cui Silvio si diverte usare i toni del dittatore da cabaret, apostrofando la folla con una serie di mussoliniani “Volete Voi?!....” .  Nell’altra clip si vede un gioco altrettanto divertente: siamo alla manifestazione No Berlusconi Day 2, quella convocata dal Popolo Viola lo scarso 2 ottobre. In Piazza San Giovanni, gremita a perdita d’occhio, viene proiettata la clip del mio film, appunto quella in cui Silvio gigioneggia littorio, e poi c’è un mio intervento (sono stato invitato a parlare di controinformazione).

Bene, le clip sono sparite da YouTube. Se ci cliccate sopra appare la scritta: “Questo video non è più disponibile perché l’autore del caricamento ha chiuso il suo account YouTube”. Cosa che io non mi sono mai sognato di fare. Quindi qualcuno,  “a mia insaputa”, m’ ha cacciato da YouTube.

Mi informo. I miei consulenti  dicono che questo non è possibile. Un video può essere cancellato se viola la normativa YouTube (ma non è questo il caso) e comunque non può essere cancellato l’account. Mi dicono anche che esiste un sito dove vengono riportati tutti i video che, per ragioni inerenti il copyright, vengono cancellati da YouTube. Vado a vedere il sito, youtomb.mit.edu/ , e faccio una scoperta:  digitando “Berlusconi” nella finestrella delle ricerche vengono fuori paginate di video cancellati da YouTube che non violano alcun diritto ma hanno un grave difetto: non sono teneri nei confronti del presidente del Consiglio. Spesso si tratta di interventi televisivi, come quelli di Marco Travaglio, ma a volte si tratta degli interventi dello stesso premier, che magari in quel momento la sta sparando grossa e poi, ripensandoci, preferisce non apparire. 

LE DOMANDE.  Dobbiamo chiederci: con quale diritto qualcuno cancella questi materiali giornalistici da YouTube? C’è qualcuno all’interno di YouTube che viene pagato per fare questo? Perché nessuno denuncia questa prassi illecita che sta imbavagliando una delle poche fonti d’informazione che credevamo fuori dal controllo di Silvio Berlusconi?

Poi ci sono altre cose, che non trovano spiegazione. Prima del No B Day del 2 ottobre, a partire dal 27 settembre, ci sono state una quarantina di proiezioni di Bandiera Viola in tutta Italia (anche a Parigi e a Londra). Le ho organizzate per alimentare il dibattito e scaldare i motori della manifestazione.  Bene, proprio in quei giorni, quando lo sforzo organizzativo era al massimo, cellulare e indirizzo di posta elettronica hanno smesso di funzionare. Ho consultato i miei tecnici: non era colpa del telefono, non era colpa degli operatori (oltretutto i due servizi sono erogati da operatori diversi). Abbiamo fatto tutti i possibili controlli: tecnicamente era tutto a posto, ma non si riusciva a comunicare: la linea telefonica cadeva, la posta tornava indietro.
Adesso che non serve più, tutto si rimesso magicamente a funzionare. “C’è qualcuno, ai livelli alti”, mi ha spiegato il tecnico informatico, “che si sta occupando di te”.  Quindi anche i tecnici, che di solito fanno ragionamenti quadrati, possono entrare in paranoia.

I PRECEDENTI. Purtroppo quando uno è paranoico va cercando conferme alle proprie paranoie. E così vado ricordando che il 15 aprile 2008, pochi giorni dopo l’uscita di Nazirock, un mio documentario che racconta tra l’altro lo sdoganamento politico dei nazifascisti operato in Italia da Silvio Berlusconi, qualcuno è riuscito a cancellare il sito di Nazirock e il mio blog, che aveva raccolto centinaia d’interventi a partire dall’uscita di Camicie Verdi,  il mio film sulla Lega Nord. Un attacco hacker in piena regola che ha fatto sparire due anni di lavoro.

LE CONCLUSIONI.  Voi che ne dite? Mi devo preoccupare? Speriamo di no. Vedrai che sono solo cattivi pensieri. Ma fosse tutto vero, a pensarci bene, la paranoia ha una sua utilità: ti segnala che quello che stai facendo forse dà fastidio a qualcuno. Quindi ti conferma, in qualche modo, che non stai solo perdendo il tuo tempo.
                                                                                                                                    Claudio Lazzaro

mercoledì 20 ottobre 2010

WOODSTOCK ITALIANA

intervista  di Federico Raponi pubblicata dal quotidiano da TERRA il 19 ottobre 2010



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DOC. Il documentario "Bandiera viola" di Claudio Lazzaro racconta il “no B-day” del 2009 e le tante persone disposte a scendere in piazza per denunciare i pericoli per la democrazia in Italia.
L'opposizione sociale messa in piedi dai cittadini stessi. Nel documentario Bandiera viola, Claudio Lazzaro «racconta il “no B-day”, la grande manifestazione - ci spiega il regista - del 5 Dicembre 2009, una specie di Woodstock del dissenso, e il gruppo di giovani che l’ha organizzata utilizzando il WEB, qualcosa che non si era mai verificato prima: un milione di persone convocate da una rete “neuronale” su Internet».

Chi ha dato corpo a quella giornata?
Sostanzialmente coloro che si riconoscono attorno alcuni principi fondamentali, tipo uguaglianza di fronte alla Legge e  separazione dei poteri, disposti a scendere in piazza in modo anche trasversale, cioè senza riconoscersi per forza in un’idelogia o forza politica. Non è un movimento con dirigenti e portavoce, quando gli si rimprovera di essere contraddittorio e diviso è un controsenso.

Cos’è successo, poi, in questi mesi?
Il “popolo viola” si è diviso, ma in modo creativo, e nello stesso tempo ha prodotto l’altra manifestazione che si è appena svolta. Io ho fatto di tutto perchè riuscisse bene, pensando di utilizzare il film come strumento di dibattito. Quindi abbiamo organizzato proiezioni in tutta Italia nel circuito di cineclub, sale ARCI, circoli ANPI, centri sociali, e l’anteprima a Roma è stata un’occasione straordinaria, con gente in piedi e un dibattito fino a notte inoltrata.

Qual’è il tratto di continuità dei suoi documentari?
Il filo comune della denuncia dei pericoli per la Democrazia in Italia. In quest’ultimo, attraverso interventi straordinari di gente come Moni Ovadia, Dario Fo, Margherita Hack, c’è un atto d’accusa forte ed efficace contro Silvio Berlusconi, il quale poi ha voluto fare una manifestazione di risposta nella stessa piazza. Io ho ripreso anche quella.

Rispetto alla deriva della personalizzazione della politica, intitolare “No B-day” una manifestazione non l’abbassa però a livello dell’altra faccia della medaglia?
Bisogna battersi per le idee. Questo, se si vivesse in un paese normale. Ma,in quella che viene definita “anomalia italiana”, un uomo accentra su di sé poteri che in tutti gli ordinamenti occidentali sono invece divisi, capaci di limitarsi l’un l’altro. Quindi, la situazione ci obbliga a indicare Berlusconi come un pericolo per la Democrazia.

LETTERA AL POPOLO VIOLA PRIMA DEL NO BERLUSCONI DAY 2

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Cari amici, dopo aver molto ascoltato, partecipando alla vostre assemblee e spulciando i blog, vorrei dire qualcosa sulla manifestazione del prossimo 2 ottobre.
Esistono divisioni all’interno del Popolo Viola. E qualcuno si preoccupa.
Io mi preoccuperei se non ci fossero.

Che cos’ è il Popolo Viola? E’ un movimento politico orizzontale. Questo vuol dire che non ha una dirigenza, non ha rappresentanti eletti che possano assolvere alla funzione di “portavoce ufficiale”. Non ha nemmeno leader riconosciuti, perché appena qualcuno spicca per le sue doti comunicative, e di conseguenza viene indicato dalla stampa come “leader del  Popolo Viola”, subito viene massacrato dai forum su Google e dalle pagine Facebook in cui si confrontano bellicosamente le idee di chi si riconosce nel movimento.

Se non ci sono capi, se si mette in discussione perfino la continuità degli incarichi elementari, allora vuol dire che nel movimento ognuno può agire e parlare a seconda delle proprie idee. Mi spiego: alle assemblee Viola ho ascoltato discussioni interminabili sul fatto che gli addetti stampa, cioè quelli che devono riferire ai giornalisti le decisioni assembleari, debbano alternarsi secondo turni trimestrali, per non abituare la stampa a riconoscere in una certa persona la voce ufficiale dei Viola.
Questo è il tentativo, probabilmente utopistico, del Popolo Viola: non diventare un partito. E nemmeno un movimento con leader  incorporato, come i Grillini. E nemmeno un movimento condizionato da personalità carismatiche, che poi magari fanno un passo indietro, come accadde nel rapporto tra i Girotondi e Nanni Moretti.

Giusta o sbagliata, il Popolo Viola è questa cosa, nuova. E bisogna prenderne atto, invece di rinfacciare al movimento divisioni più apparenti che sostanziali o una molteplicità di posizioni.
Perché dico apparenti? Perché dietro le divisioni, dovute al fatto umanissimo che sì siamo tutti uguali ma io vorrei essere più amato degli altri, o magari dovute alla personale visione di quello che dovrebbe essere il rapporto coi partiti, con uno che da una parte dice “li dobbiamo evitare come la peste” e l’altro che invece sostiene “li dobbiamo obbligare a uscire dal consociativismo e a combattere le nostre battaglie”. Dietro tutte queste divisioni, con uno che, siccome amministra la pagina Facebook, si permette di cancellare gli interventi che gli sembrano inopportuni, e l’altro che, offeso, fonda una pagina Facebook in concorrenza. Dietro tutto questo,  c’è un Popolo Viola unito, in concreto e al di la del chiacchiericcio online, da alcuni principi fondamentali  incisi nel marmo.
Che sono, per citarne alcuni:
Eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Libertà d’informazione.
Indipendenza dei poteri:  chi decide l’approvazione di una legge (il Parlamento) e chi ha il compito di farla rispettare (la Magistratura) non può dipendere dal capo del Governo.

La difesa ad oltranza di questi fondamentali, che sono la base della nostra costituzione e di ogni società occidentale, è il collante, è la forza unificatrice che fa del Popolo Viola una forza politica e un protagonista del cambiamento in Italia.
Esiste un sentire comune, una comunità dei cittadini che, oltrepassando le divisioni ideologiche,  le simpatie e le vicinanze politiche, ha deciso di dare battaglia per la difesa di questi fondamentali. E ha deciso di farlo con o senza i partiti, paralizzati da un  cieco consociativismo, incapaci di avvertire nell’aria la vibrazione di un’onda che si avvicina e forse li spazzerà via.
Questo è il Popolo Viola. Diviso sì, ma unito e vitale quando serve. Capace di portare in piazza un milione di persone, come è avvenuto il 5 dicembre del 2009, in un momento in cui alcuni partiti dell’opposizione storica avrebbero portato in piazza, si e no, i cagnolini a fare pipì.

Può darsi che i Viola col tempo diventino un’altra cosa, maturino un’identità più complessa. Per ora io li vedo come neuroni, come parte attiva di un sistema nervoso che agisce tramite la rete telematica. Ogni intervento sui siti Viola, sui blog e sulle pagine di Facebook è come una sinapsi aggiuntiva, che accende collegamenti e diffonde il messaggio. Questo sistema nervoso  è incasinato, psicodrammatico, conflittuale, ma ogni tanto produce azioni armoniose, coerenti e imprevedibili, che spiazzano il quadro politico. Sono come scariche di adrenalina, grandi manifestazioni di piazza, o piccole “violazioni” spettacolari, capaci di strattonare i politici di mestiere, di tirarli fuori dalle auto blu, di obbligarli a dire qualcosa, non dico di sinistra, ma che almeno cerchi di riportarci nel consesso dei paesi democratici di tipo occidentale.

Parole pesanti? Beh, non dimentichiamo che la sinistra italiana, quando era al potere, non ha neppure provato a risolvere il conflitto di interessi, espressione ormai  così logora, per quanto è stata inutilmente usata, da risultare obsoleta. Ma è proprio il conflitto d’interessi irrisolto, di un Presidente del Consiglio, che oltre al potere politico detiene il potere economico e quello dei mezzi di comunicazione, a relegarci, ormai di fatto, fuori dal consesso dei paesi occidentali.
Secondo i cittadini che si sono chiamati Popolo Viola, quel Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha più volte dimostrato il suo disprezzo per i principi costituzionali che essi intendono difendere ad ogni costo. Per questo la comunità dei cittadini chiede al Presidente del Consiglio di rassegnare le dimissioni e, per quanto riguarda i suoi problemi con la giustizia, di mettersi a disposizione della magistratura, in modo da essere giudicato come ogni altro cittadino italiano.

Per questo il Popolo Viola ha lanciato il No Berlusconi da e continuerà a lottare, fino a quando le sue istante democratiche non verranno esaudite.
Punto e basta. Tutto il resto ha poco senso. Tifare per la manifestazione dalla Fiom contro il No B Da 2, dire non vado al No B Day 2 perché quelli che l’hanno convocato sono stronzi e via di seguito, vuol dire non aver capito la natura, i limiti, la forza e l’identità del Popolo Viola, che siamo noi, uniti quando serve in una sola battaglia. Cha alla fine sarà vittoriosa, se sapremo rinunciare a un po’ del nostro orgoglio e guardare all’interesse comune. Trovare la concentrazione per mirare il bersaglio giusto, questo è il problema. Dimenticare le sottigliezze e  le cose piccole. Spirito pratico e buona volontà. Così si vince. Auguri.

                                                                                                                          Claudio Lazzaro

INTERVENTO DI CLAUDIO LAZZARO AL NO BERLUSCONI DAY 2

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                                                                                        2 ottobre 2010

CONTROINFORMAZIONE.
Mi hanno chiesto di raccontare le mie personali esperienze in quella che viene definita la controinformazione.
Approfitto dell’occasione per gettare la maschera. Io non sono un giornalista che fa controinformazione, io sono soltanto un giornalista che fa informazione.
Ma vengo considerato un giornalista di controinformazione. Forse perché mi sono concesso il lusso, dopo trent’anni di giornalismo nelle grandi testate, di fare giornalismo in modo del tutto libero. Realizzando i miei documentari.
In una situazione in cui l’informazione è sempre meno libera, chi riesce a fare informazione indipendente diventa una specie di sovversivo. Faccio un esempio:  Il Fatto quotidiano, che è un giornale senza padroni, in cui i giornalisti sono anche editori. Un giornale indipendente che non ha finanziamenti politici. Bene, Il Fatto non viene inserito in alcune rassegne stampa televisive. Come dire: “Quelli non fanno informazione, quelli  sono pericolosi”.
Il mondo al contrario.

I FILM
Per quanto mi riguarda, ho fatto un film sulla Lega Nord, Camicie Verdi, quando i leghisti stavano al potere. Tutti prendevano per buone le loro dichiarazioni ufficiali, ma non andavano a vedere la Lega dall’interno. Io l’ho fatto. Il film è uscito prima del voto sulla devolution. La Lega voleva spaccare il Paese, ma nessuno ti faceva vedere in televisione la vera faccia di quelli che ti stavano vendendo la devolution. Nel mio film vedi Corinto Marchini, il fondatore delle Camicie Verdi, che racconta di quando Bossi gli diceva di tenersi pronto a sparare sui Carabinieri.  Ma la faccia della Lega che si vedeva in televisione era bonaria  rassicurante: “Ogni tanto abbaiano, ma sono bravi ragazzi”. Non è così.

Adesso, per mettere i dirigenti della Lega al riparo da un processo durato 14 anni,  il governo ha infilato in un decreto, ben nascosta, la depenalizzazione del reato di banda armata. Perché anche questo era la Lega all’inizio, prima di rappresentarsi, con l’aiuto dei media, come forza politica istituzionale e riformista.

Poi ho fatto Nazirock, un film sullo sdoganamento politico dei nazifascisti. Tra l’altro ho filmato la manifestazione di Berlusconi contro Prodi, in questa piazza. Sul palco insieme a lui c’era Romagnoli, uno che mette in dubbio l’esistenza delle camere a gas. E Berlusconi accarezzava la bandiera del suo partito, la Fiamma Tricolore, in cui militano, tra gli altri, i nazi del Veneto Fronte Skinheads.
E tutto questo sembrava normale. Almeno a giudicare dall’assenza di reazioni dei media che contano. Tutto normale. Nel mio piccolo film si vede che non è normale.
Volevo fare un film su Berlusconi,  sempre per  raccontare i rischi che la democrazia corre in Italia. Xenofobia, razzismo, neofascismo, ma anche l’anomalia  Berlusconiana.

GLI AVVOCATI
Il mio avvocato diceva: “Se fai un film così su Berlusconi i suoi legali ti mandano a dormire nei cartoni”.
A proposito di avvocati.  Nazirock mi è costato qualcosa come sei o sette (ho perso il conto) procedimenti giudiziari per diffamazione. Personaggi con una fedina da paura mi fanno causa perché dicono che li ho diffamati. Perfino Iannone, quello di casa Pound, di cui non ho mai parlato, mi fa causa e io devo pagare un avvocato a Bergamo. Poi ne ho uno a Milano e uno a Roma, per seguire i vari procedimenti. Gli avvocati costano, il tempo ha un prezzo e così i nuovi fascisti cercano demolire chi fa libera informazione.

BANDIERA VIOLA
Bandiera Viola è un film su Berlusconi. La manifestazione del 5 dicembre mi ha permesso di dire tutto quello che c’era da dire su di lui e sul berlusconismo, attraverso le testimonianze delle persone straordinarie che si avvicendano sul palco. E nello stesso tempo, dopo la Lega e i nazi, mi ha permesso di fare il mio prima film ottimista. Perché parlo di giovani che non si fermano al lamento, ma reagiscono e si inventano un nuovo modo di fare politica, divertente, dinamico, incontrollabile, trasversale, al di fuori dell’influenza dei partiti.
Il Non B Dai del 5 dicembre è stata la Woodstock del dissenso.
Tra pochi giorni trovate il film al sito www.bandieraviola.net

E’ gratis. Chi vuole aiutarmi a farne un altro, dà il suo contributo online.
A chiedermi di fare il film erano stati proprio gli organizzatori del No B Day.
Io ho messo insieme un gruppo di 15 filmaker, molto bravi, che non si sono fatti pagare, e abbiamo girato tutta la manifestazione.
Poi bisognava trovare i soldi per la post produzione. Roberto Missiroli, un grande, ha accettato di montarlo. A fine luglio era pronto e ho cominciato a proporlo per la distribuzione. Che però ha tempi lunghi. Ma quando ho visto che un altro No B Day era stato convocato, in un clima purtroppo deteriorato dalle divisioni interne, ho preso la decisione di distribuirlo in questo modo, perché volevo che fosse un film utile. Speravo che sarebbe servito a ricreare lo spirito di quella giornata eccezionale. Due ragazze straordinarie, Elly e Colly (Elena Schlein e Alessandra Coliva) hanno organizzato una quarantina di proiezioni in tutta Italia, prima del 2 ottobre. Anche a Parigi e Londra. Alcune anche sui pullman che vi hanno portati qui.

FARE CONTROINFORMAZIONE
Questo per quanto riguarda il mio lavoro. Ma vorrei concludere sulla controinformazione.
In Italia si è formato un blocco di potere che mette insieme le mafie, parte della politica e parte delle imprese, con la banca vaticana a riciclare e i servizi segreti a fare il lavoro sporco.
Sono cose pesanti da raccontare. Magari ti lasciano mostrare un tessera del mosaico, ma il quadro completo fa troppa paura, quello lo trovi in alcuni libri. Ma chi legge i libri in Italia?

Questo è il panorama in cui deve agire il giornalista indipendente.
In un Paese come questo fare informazione in modo libero equivale a fare controinformazione.
Fare controinformazione è fare informazione dove comandano le mafie, le logge massoniche, i poteri occulti.
L’informazione deve denunciare gli abusi del potere e in Italia il potere delle mafie dilaga. Ci sono realtà in cui Mafia e Stato diventano la stessa cosa. E giornalisti costretti a vivere sotto scorta per aver denunciato questi intrecci.
Non  sono necessariamente giornalisti “alternativi” o di “controinformazione”. Sono giornalisti che fanno il loro dovere.

La controinformazione non è soltanto quella che fa un cane sciolto come me, o che fanno alcuni siti, utilizzando quello spazio residuo di libertà concesso dalla rete.  Fanno controinformazione, in questo panorama, anche i giornalisti che lavorano nelle testate istituzionali e nei classici mezzi d’informazione: grandi giornali, televisioni.
Basta che cerchino di dare le notizie in modo onesto. Perché non sono loro a fare controinformazione. E’ il sistema che si muove contro il loro diritto dovere di fare informazione.

Fa informazione libera (e quindi controinformazione in un Paese come questo) il giornalista che riesce a difendere la propria indipendenza, pur lavorando nelle grandi testate istituzionali, che spesso sono soggette all’influenza dei poteri forti.
Fa informazione libera, e quindi controinformazione, chi lavora rispettando un patto di fiducia, che non è con l’editore, che in Italia non è quasi mai un editore puro, e quindi ha altri interessi da difendere più importanti per lui della libertà di stampa.
Un patto di fiducia che non è nemmeno con il direttore, che spesso assume il ruolo di guardiano degli interesse dell’editore.
Sto parlando di un patto di fiducia con i lettori, o con quelli che guardano i telegiornali e i programmi d’informazione.
Il giornalista indipendente, sa di dover rispettare il suo patto di fiducia con questo pubblico, anche quando lavora nei canali istituzionali, quelli più prudenti e più propensi alle censure.

Il giornalista sa che rispettare questo patto potrebbe avere un prezzo: magari verrà emarginato, sottoposto a mobbing, se è un precario il suo contratto non verrà rinnovato.
Eppure ci sono giornalisti, anche piccoli giornalisti sconosciuti, che difendono questo patto. Lavorano dentro e fuori il sistema dei grandi mezzi di comunicazione. A volte il loro lavoro viene riconosciuto, a volte no, così sono infelici e frustrati, perché pagano il prezzo della loro indipendenza. Ma difendono quel  patto, che è il senso e il cuore della nostra professione.
E pensando a loro, a questi colleghi, io mi sento orgoglioso di aver scelto questa professione.

                                                                                                                             Claudio Lazzaro

Tre domande da Venezia: Lega Nord, nazifasci e istituzioni. Che fare?


Inserito in Senza categoria da claudio il Aprile 21st, 2009


di Claudio Lazzaro
Ho ricevuto tre domande dagli organizzatori della Giornata Antifascista che il 25 aprile si terrà a Venezia con la partecipazione di molte associazioni: Istituto storico della resistenza e della società contemporanea, Emegency, Anpi, L’apriscatole, S.A.L.E., Luoghi Comuni, Assemblea permanente no mose, L’alternatore, Il Villaggio, Medicina Democratica, Onda, Italia Nostra, Blob Giudecca, Coordinamento contro le grandi navi, Zona Bandita, Il Pulego, Tuttinpiedi, Cobas scuola, SLAI Cobas, Rete degli studenti, Meltin Pot.
Le risposte verranno lette nel corso del dibattito che farà seguito alla proiezione di Nazirock.
Purtroppo non potrò essere a Venezia. Avevo già promesso di andare ad Alghero, dove l’anno scorso, il 25 aprile, il sindaco ha proibito alla banda locale di intonare Bella Ciao. Per rispondere a questo divieto osceno, che dovrebbe sollecitare un’ondata d’indignazione a livello nazionale, quest’anno si festeggierà la Liberazione dai nazifascisti con una proiezione di Nazirock, al cinema Miramare, organizzata dal Cantiere Sociale de l’Alguer.
Allego qui le domande e le risposte. Con un saluto a tutti gli amici di Venezia.
1) Il proliferare in molte città italiane dell’apertura di nuovi sedi di partiti e associazioni di estrema destra, come Casapound a Bologna e Forza Nuova a Bergamo, sono frutto di una sorta di connivenza o di copertura da parte delle istituzioni con tali soggetti?
La connivenza delle istituzioni, ai massimi livelli, è evidente.
Nel film, Nazirock, la connivenza è fotografata, quando vediamo Berlusconi che alla manifestazione del 2 dicembre 2006 a Roma, quella dei “due milioni contro Prodi e la finanziaria”, abbraccia la bandiera della Fiamma Tricolore e tiene al suo fianco il leader di questo movimento neofascista, Luca Romagnoli, lo stesso che in televisione mette in dubbio l’esistenza delle camere a gas, lo stesso che come suo delegato per il nord est ha scelto Piero Puschiavo, fondatore del Veneto Fronte Skinheads, un movimento politico musicale che si ispira a Jan Stuart Donaldson, il quale affermava: “Di Hitler ammiro tutto, tranne una cosa: avere perso”.
Non dimentichiamo mai che questo governo sta cercando di far passare una legge che mette sullo stesso piano quelli che hanno combattuto per la liberazione dal nazifascismo e quegli italiani che invece caricavano gli ebrei nei carri piombati per avviarli ai campi di sterminio.
2) Visto che tu sei stato regista di due dei documentari piu’ completi ed eloquenti in materia, quali punti di contatto e quali differenze ravvisi tra le composizioni neofasciste e le “camicie verdi”?
La Lega Nord ha obbiettivi che sono meno ideologici e molto più concreti: la Lega vuole la secessione dall’Italia. Quando Bossi si è reso conto di non poterla ottenere in tempi brevi, ha scelto una strategia di lungo periodo. Con il federalismo spinto e l’accentuarsi delle autonomie si arriverà a una secessione nei fatti: una parte dell’Italia che viaggia alla velocità dell’Europa occidentale, un’altra che sprofonda nel sottosviluppo, abbandonata al potere delle mafie.
La Lega non a caso si allea con il partito organizzato da Marcello Dell’Utri, condannato per mafia, cioè con la parte politica che preferisce trarre vantaggio dall’alleanza con le mafie piuttosto che combatterle. Non a caso la stessa parte politica che vuole a tutti costi regalare alla mafie il ponte di Messina, da costruire sul territorio in assoluto più sismico in Italia.
Anche se meno ideologica, la Lega nella sua azione politica, nel suo linguaggio, nel suo strumentalizzare le paure dei cittadini, è in sintonia con le formazioni politiche nazifasciste che operano in Italia. Basta osservare la rete di alleanze, a Verona, tra il sindaco leghista Tosi e gli esponenti di Forza Nuova e della Fiamma Tricolore.
3) Come può, la cittadinanza nella sua complessità, tentare di arginare e di combattere tali fenomeni, senza venir strumentalizzati dall’opinione pubblica e ottenendo dei risultati concreti?
Le idee nazifasciste, così come il razzismo e la xenofobia, si combattono con la cultura e con l’informazione.
Noi dobbiamo chiedere con forza che la scuola insegni la storia recente, che sappia mostrare la catastrofe immane che, a causa del nazifascismo, si è abbattuta sull’Italia e sul mondo. Ci sono film, documentari, libri, che mostrano questo orrore. La scuola deve usare questi materiali per fornire ai giovani gli anticorpi, rispetto a ideologie che devono stare nella pattumiera della storia.
Per quanto riguarda l’informazione, in Italia c’è da affrontare una lotta senza quartiere per restituire dignità a un sistema che dovrebbe rappresentare il Quarto Potere e che invece è dominato dalla censura e dalle manipolazioni più incredibilmente spudorate. L’informazione in Italia, soprattutto quella televisiva, è da regime.
Il Partito Democratico continuerà a perdere se non affronterà una volta per tutte questa battaglia, invece di continuare a muoversi nella logica miope e miserabile delle spartizioni. La battaglia per la libertà d’informazione è una battaglia di democrazia. Noi dobbiamo chiedere alla sinistra di unire le forze per affrontare questa battaglia. Questo è quello che possiamo fare.
Poi c’è il problema di sconfiggere l’industria della paura. Fascisti e leghisti usano le paure legittime dei cittadini per aumentare i propri consensi. La globalizzazione, che spazza via le certezze, che mette a confronto la nostra forza lavoro con quella del terzo mondo, che investe le città e i quartieri coi flussi migratori, che accentua i problemi di microcriminalità. La globalizzazione fa paura. Ma offre anche opportunità di sviluppo e di crescita. La globalizzazione va gestita, va spiegata, è il mondo nuovo che irrompe, che niente può fermare, che bisogna governare e capire.
La destra semplifica, usa la paura. La sinistra dovrebbe agire in positivo, spiegare la complessità dei fenomeni, risolvere i problemi concreti della gente e nello stesso tempo tirarci fuori dalla cultura dell’odio, che la destra sta seminando e che porterà disastri.
Il compito della sinistra è più difficile. Ma per affrontarlo c’è un solo modo: stare in mezzo a quelli che hanno i problemi e che li vivono sulla propria pelle. La sinistra non può limitarsi a pontificare dal salotto televisivo, deve stare nei quartieri dove si soffrono i problemi creati dall’immigrazione, deve trovare un linguaggio per farsi capire da quelli che potrebbero cadere nelle trappole demagogiche delle semplificazioni leghiste.
La sinistra deve essere unita, ritrovare un’identità condivisa, un nucleo di valori semplici e forti, ma soprattutto deve tornare a piantare le sue radici là dove sono i problemi, nelle fabbriche, nei quartieri degradati, tra i precari e gli sfruttati. Gente che aspetta parole semplici, chiare, comprensibili. E azioni coerenti con queste parole.

Neonazisti marciano su Milano. Il silenzio del sindaco


Inserito in Senza categoria da admin il Marzo 26th, 2009
di Tommaso Tafi
Ancora dieci giorni e Milano, città medaglia d’oro della Resistenza Partigiana verrà sfregiata dalla lugubre marcia di centinaia di camice nere provenienti da buona parte dell’Europa, ma a nessuna delle istituzioni cittadine sembra interessare più di tanto.
Da giorni circola sul web un appello lanciato dalla sezione milanese dell’Anpi nel quale si invita caldamente il Sindaco Letizia Moratti a rompere l’assordante silenzio che circonda questa vicenda, semplicemente vietando una manifestazione pericolosa per l’ordine pubblico , ma soprattutto di chiaro stampo xenofobo e razzista. Un appello che,  purtroppo, fino ad ora, sembra essere caduto nel vuoto.
LA MANIFESTAZIONE
Nel frattempo Forza Nuova, organizzatrice della manifestazione del 5 aprile, sta chiamando a raccolta militanti simpatizzanti ed esponenti “istituzionali” dei più importanti partiti dell’estrema destra europea, invitandoli a prendere parte all’incontro “La nostra Europa: Popoli e Tradizione contro banche e usura”. Un appuntamento a cui parteciperanno, oltre ai leader nazionali forzanovisti, primo tra tutti il Segretario Roberto Fiore, anche esponenti del BNP (British National Party), del FN (Front National) e dell’NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands).
Pur essendo ben note a tutti le posizioni xenofobe, razziste, revisioniste e violente di queste formazioni politiche, nessun membro della Giunta Moratti ha fino ad ora avuto il coraggio di esprimere il proprio pensiero in merito all’opportunità o meno di ospitare una manifestazione che, con ottime probabilità, si trasformerà in una parata con tanto di spranghe e manganelli, proprio come successo in occasione del corteo di Bergamo del 28 febbraio scorso.
ROMPERE IL SILENZIO ASSORDANTE
Un silenzio che le opposizioni unite presenti a Palazzo Marino hanno deciso di rompere, presentando un documento con il quale si invita Letizia Moratti a prendere contatto con il prefetto e con il questore per imporre un divieto preventivo a questa manifestazione. “La simbologia - si legge nel documento - il linguaggio, le iniziative si richiamano molto spesso e senza ambiguità alla cultura, le idee e i valori neonazisti” ed è contro questi disvalori che devono mobilitarsi tutte le persone sinceramente antifasciste e convintamente democratiche di una città che della sua straordinaria coscienza partigiana ha sempre fatto un vanto. Un appello ancora più importante se si pensa che questo “incontro politico” avverrà proprio nel bel mezzo dei preparativi per la festa del 25 aprile, durante la quale gli italiani ricordano la Liberazione del Paese dal nazifascismo e la conseguente fine di un incubo. Firmatari del documento presentato a Palazzo Marino sono stati Giuseppe Landonio (Sinistra democratica), Francesco Rizzati (Pdci), Basilio Rizzo (Lista Fo), Patrizia Quartieri e Vladimiro Merlin (Prc), Carlo Montalbetti (Lista Ferrante) e il capogruppo del Pd Piefrancesco Majorino. Diretto come sempre è, a riguardo, il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbauer. “A Milano come da altre parti,- scrive Muhlbauer sul suo blog -  esiste un’inconfessata tolleranza istituzionale e culturale, se non peggio, nei confronti delle attività neofasciste. Ebbene, crediamo che il raduno del 5 aprile sia anche un’occasione, forse l’ultima, perché il Sindaco Moratti prenda le distanze dalle ambiguità e dalle complicità che si annidano in settori della sua maggioranza”. Sarà perché  il Sindaco si trova alle prese con la condanna inflittale in seguito allo scandalo delle consulenze milionarie, ma, per il momento, in seno alle istituzioni tutto tace.

Neofascisti e destra di governo a braccetto con nostalgia


Inserito in Nazirock da admin il Marzo 18th, 2009
Neofascisti e destra di governo a braccetto con nostalgia
Ronchi con Jonghi Lavarini,
teorico dell’apartheid

C’è il ministro della difesa La Russa che posa con un “camerata” di una famiglia mafiosa siciliana, i Crisafulli, narcotraffico e spaccio di droga a Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano. C’è il suo collega di partito e di governo, il ministro per le politiche europee Ronchi, con uno dei fondatori del circolo nazifascista Cuore nero: quelli del brindisi all’Olocausto. Lui si chiama Roberto Jonghi Lavarini e presiede il comitato Destra per Milano (confluito nel Partito della libertà). Sostiene le “destre germaniche”, il partito boero sudafricano pro-apartheid - il simbolo è una svastica a tre braccia sormontata da un’aquila - e rivendica con orgoglio l’appartenenza alla fondazione Augusto Pinochet. In un’altra foto compare a fianco del sindaco di Milano, Letizia Moratti. Poi ci sono gli stretti rapporti del sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, con l’ultra-destra violenta e xenofoba del Veneto Fronte Skinhead. Ruoli istituzionali, incarichi, poltrone distribuiti ai leader delle teste rasate venete, già arrestati per aggressioni e istigazione all’odio razziale.
Fascisti del terzo millennio
Almeno 150 mila giovani italiani sotto i 30 anni vivono nel culto del fascismo o del neofascismo. E non tutti, ma molti, nel mito di Hitler. Un’area geografica che attraversa tutta la penisola: dal Trentino Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia al Lazio, da Milano a Roma passando per Verona e Vicenza, culle della destra estrema o, come amano definirla i militanti, radicale. Cinque partiti ufficiali (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, la Destra, Azione Sociale, Fronte Sociale Nazionale) - sei, se si considera anche il robusto retaggio di An ormai sciolta nel Pdl. I primi cinque raccolgono l’1,8 per cento di voti (tra i 450 e i 480 mila consensi). Ma a parte le formazioni politiche, l’onda “nera” - in fermento e in espansione - si allunga attraverso un paio di centinaia di circoli e associazioni, dilaga nelle scuole, trae linfa vitale negli stadi.
Sessantatre sigle di gruppi ultrà (su 85) sono di estrema destra: in pratica il 75 per cento delle tifoserie che, dietro il “culto” della passione calcistica, compiono aggressioni e altre azioni violente premeditate. La firma: croci celtiche, fasci littori, svastiche, bandiere del Terzo Reich, inni al Duce e a Hitler. Sono state 330 le aggressioni da parte di militanti neofascisti tra 2005 e 2008. Concentrate soprattutto in tre aree del paese: il Veneto (Verona, Vicenza, Padova), la Lombardia (Milano, Varese) e il Lazio (Roma, Viterbo). Sono i vecchi-nuovi “laboratori” dell’estremismo nero. Con Roma - anche qui - capitale. Dalle scuole ai centri sociali
Dai centri sociali di destra alle occupazioni a scopo abitativo (Osa) e non conformi (Onc). Dalle aule dei licei a quelle delle università. Dai “campi d’azione” di Forza Nuova ai raid squadristi delle bande da stadio che si allenano al culto della violenza. La galassia del neofascismo si compone di più strati: e anche di distanze evidenti. L’esperimento più originale è quello di CasaPound a Roma, il primo centro sociale italiano di destra. Da lì nasce Blocco studentesco, il gruppo sceso in piazza contro la riforma della scuola. Una tartaruga come simbolo, i militanti si battono contro l’”affitto usura” e il caro vita. Il leader è Gianlcuca Iannone, anima del gruppo ZetaZeroAlfa: musica alternativa, concerti dove i militanti si divertono a prendersi a cinghiate.
A Milano c’è Cuore Nero. Il circolo neofascista fondato da Roberto Jonghi Lavarini e dal capo ultrà interista Alessandro Todisco, già leader italiano degli Hammerskin, una setta violenta nata dal Ku Klux Klan che si batte in tutto il mondo per la supremazia della razza bianca. Dopo l’attentato incendiario subito l’11 aprile del 2007, i nazifascisti di Cuore nero ringraziano in un comunicato ufficiale tutti coloro che gli hanno espresso solidarietà e sostegno: tra gli altri, “in particolare”, la “coraggiosa” onorevole Mariastella Gelmini, all’epoca coordinatrice lombarda di Forza Italia e attuale ministro dell’Istruzione.
Saluti romani, pistole e ‘ndrine
La famiglia calabrese dei Di Giovine e quella siciliana dei Crisafulli, la destra in doppiopetto di An e quella estremista di Cuore nero. A Quarto Oggiaro, hinterland milanese, la ricerca del consenso politico incrocia sentieri scivolosi. A fare da cerniera tra le onorate famiglie - che gestiscono il mercato della droga -, le teste rasate e il Palazzo è sempre lui, il “Barone nero” Jonghi Lavarini. Quello fotografato con il ministro Ronchi e il sindaco Moratti. Quello che presenta a Ignazio La Russa Ciccio Crisafulli, erede del boss mafioso Biagio “Dentino” Crisafulli, in carcere dal ‘98 per traffico internazionale di droga. Camerata dichiarato, il rampollo Crisafulli frequenta Cuore nero così come il cugino James. A lui sarebbe stata dedicata la maglietta “Quarto Oggiaro stile di vita”, prodotta dalla linea di abbigliamento da stadio “Calci&Pugni” di Alessandro Todisco. L’avvocato Adriano Bazzoni è braccio destro di La Russa. C’è anche lui in una foto con Lavarini e con Salvatore Di Giovine, detto “zio Salva”, della cosca calabrese Di Giovine. Siamo sempre a Quarto Oggiaro, prima delle ultime elezioni politiche.
di Paolo Berizzi, Repubblica.it 17 marzo 2009

Bufera sul prete che fa il saluto romano


Inserito in Nazirock da admin il Marzo 18th, 2009
BERGAMO - Forse basterebbe la sua concezione-rivisitazione dell’ abito talare. «La tonaca è soltanto una camicia nera più lunga», profetizzò un giorno don Giulio Tam.E già. Che questo padre lefebvriano, “gesuita itinerante”, avesse più di una simpatia per la destra radicale, si sapeva. E’ da anni che benedice alla sua maniera militanti e manifestazioni neofasciste («Però non posso dire che sono fascista, perché è vietato…»). Le messe celebrate ogni anno sulla tomba di Benito Mussolini a Predappio; le commemorazioni dei caduti repubblichini; le ospitate, ormai abituali, ai comizi di Forza Nuova con tanto di «rosario contro l’ invasione islamica». Ma le fotografie pubblicate ieri su Repubblica.it- che lo ritraggono mentre fa il saluto romano in testa al corteo di Forza Nuova a Bergamo (sabato scorso) - lo consacrano definitivamente. C’ era da benedire l’ apertura di una sede del partito, e così padre Tam, accanto al segretario nazionale forzanovista Roberto Fiore, non siè risparmiato: dietro, in marcia per le vie del centro cittadino, un centinaio di militanti con caschi e bastoni; davanti lui, col braccio destro teso a salutare la parata militare. Ora a Bergamo infuriano le polemiche (dopo quelle seguite ai violenti scontri tra polizia e centri sociali). Perché, come se non bastasse il prete che fa il saluto romano (Alternativa sociale nel 2006 lo candidò alle europee), a reggere le fila della manifestazione- tra “boia chi molla”, inno di Mameli e qualche “Sieg Heil” - assieme a Fiore e al coordinatore nazionale Paolo Caratossidis, c’ era Dario Macconi, neo responsabile provinciale di Forza Nuova e figlio di un consigliere regionale (e presidente provinciale) di An. Per cercare di togliersi dall’ imbarazzo, Pietro Macconi ieri ha convocato una conferenza stampa: «Voglio bene a mio figlio ma non condivido gli ideali e i metodi di Forza Nuova». Il bello è che Dario Macconi - che si è sempre nascosto dietro lo pseudonimo “Astipalio” - è un fuoriuscito da An, scelta per la quale il padre si dice «dispiaciuto». Lui e i vertici cittadini del partito prendono le distanze dalla parata forzanovista. Un corteo che il sindaco Roberto Bruni (centrosinistra, ricandidato per le prossime elezioni) giudica «inquietante e gravissimo», così come la presenza di un sacerdote. «Per di più in una città che vanta una forte tradizione antifascista e cattolica». All’ attacco anche il parlamentare Antonio Misiani: «Le immagini che abbiamo visto, i saluti romani, i caschi e le spranghe, sono sconcertanti. An faccia chiarezza fino in fondo, non basta un comunicato». Don Giulio Tam, da Sondrio, non si scompone, anzi: «Starò semprea fianco dei giovani di Forza Nuova, Mussolini è un martire e io sono favorevole alla sua beatificazione». E il saluto romano? «I ragazzi mi hanno chiesto di benedirli, e io ho svolto la mia funzione». PER SAPERNE DI PIÙ http://milano.repubblica.it/dettaglio/articolo/1599037 www.sanpiox.it - DAL NOSTRO INVIATO PAOLO BERIZZI

Denuncia alla Polizia Postale: su internet, una falsa versione del film Nazirock racconta l’Olocausto come una festa.


Inserito in Nazirock da admin il Novembre 4th, 2008
Rappresentare lo sterminio degli ebrei come una festa. Questo il proposito di chi ha modificato il finale di Nazirock per poi mettere in rete la versione falsificata del film, a disposizione di chi scarica abusivamente da eMule.
A seguito della denuncia del regista, Claudio Lazzaro, la Polizia delle Comunicazioni sta indagando per risalire agli autori della truffa telematica: “Chi ha scaricato la versione modificata del mio film, che purtroppo è quella più diffusa in rete”, dichiara il regista, “penserà che sono un degenerato, un pazzo furioso”.
Come sono intervenuti i falsari? Nazirock è un documentario sulla destra nazifascista in Italia. Nel finale, dopo aver registrato gli interventi di chi vorrebbe negare o ridimensionale l’Olocausto, dopo aver mostrato un gruppo di giovani di Forza Nuova innalzare uno striscione che chiede a caratteri cubitali PIU’NAZIFASCISMO, il regista monta una lunga sequenza di repertorio: bambini che muoiono di fame nel ghetto di Varsavia, corpi scarnificati nei campi di concentramento nazisti. Immagini atroci. Unico commento: un silenzio attonito. Ma su questa sequenza, i falsari hanno montato una musica allegra e spensierata: una hit dei Negrita, “Rotolando verso sud”. L’effetto, per chi guarda, è nauseante: si assiste al più spietato, sistematico, massacro della storia, raccontato come fosse un evento festoso, una baldoria.
“Quando mi hanno segnalato il falso”, ricorda Lazzaro, “non credevo fosse possibile. Poi ho visto e mi sono sentito male. Di fronte all’Olocausto tutti si devono fermare, con rispetto e timore. Quel crimine colpisce l’umanità intera. Tutti, senza distinzione di parte, dobbiamo raccoglierci in silenzio e riflettere. Se non vogliamo che quella cosa ritorni”.
Roma 5 – 11 -08

Fini, la Resistenza di Berlusconi e Roberto Fiore: intervista a Claudio Lazzaro di Nazirock


Inserito in Nazirock da admin il Settembre 25th, 2008
nazirock.jpg
In concomitanza con le polemiche sollevate da Azione Giovani, Claudio Lazzaro, ex giornalista del Corriere della Sera e oggi filmmaker, ha presentato ieri al Parlamento Europeo Nazirock, in apertura di “Extreme Right Watch”, convegno organizzato a Bruxelles dal Gruppo Socialista. Al film di Lazzaro è stata impedita la distribuzione cinematografica: gli esercenti hanno preferito rinunciare a seguito delle diffide inviate dai legali di Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, che si ritiene diffamato dal film. Ieri, dopo la proiezone a Bruxelles, abbiamo intervistato il regista.
Claudio, ieri hai presentato Nazirock al Parlamento europeo. C’era anche Roberto Fiore?
No, non si è visto.
Lo hai mai incontrato dopo l’uscita del film?
Si, è capitato a giugno, a Roma. Gli studenti della Luiss volevano organizzare una proiezione,  ma il rettore non ha voluto mettere a disposizione uno spazio. Loro si sono rivolti all’assessore Croppi, che ha voluto dimostrare la massima disponibilità: così Nazirock è stato proiettato alla Casa del Cinema. Anche gli studenti hanno voluto dimostrare la loro disponibilità al dibattito con le destre e hanno invitato Roberto Fiore. Io li ho avvertiti, attenzione, se invitate Fiore dovete far venire uno storico autorevole, che possa fare fronte alle fantasiose ricostruzioni della storia italiana che Fiore e altri stanno cercando di far passare.
Loro non sono riusciti ad assicurarsi la presenza di un docente di storia e hanno invitato un professore di Scienze Politiche, di cui non ricordo il nome. La sala è piena, con gente in piedi. Titoli di coda, inizia il dibattito. Viene data la parola a Fiore, che subito mi accusa di essere un seminatore di odio, dice che il mio film vuole riportarci indietro agli scontri mortali degli anni 70. I
o rispondo alle accuse. Poi viene data la parola al professore, quello che nel dibattito dove fare da contrappeso a Fiore. E il professore cosa fa? Subito mi attacca dicendo che sono il tipico intellettuale di parte, accecato dal bavaglio ideologico, che ho fatto un film tendenzioso.
Probabilmente al professore non era piaciuta la denuncia, presente nel film, dello sdoganamento politico di una parte della destra nazifascista operato da Silvio Berlusconi. Insomma ho dovuto difendermi. Grazie a Dio, qualche ragazzo in platea  mi ha dato una mano, ma ce n’erano anche molti di destra, portati da Fiore.
Quali intimidazioni hai ricevuto dall’uscita di Nazirock?
Ricevo delle e-mail poco rassicuranti. Poi c’è stato un video, molto elaborato messo in rete, su YouTube, da un quadro politico di Forza Nuova, in cui mi si accusava di aver taroccato una sequenza cruciale del film. Mi spiego, alla fine di Nazirock si vedono alcuni militanti di Forza Nuova che espongono un grande
striscione in cui si chiede PIU’ NAZIFASCISMO. Nel video si sostiene che io avrei filmato dei giovani di sinistra che innalzavano lo striscione MAI PIU’ NAZIFASCSISMO. Poi avrei cancellato MAI e avrei montato il tutto dentro la manifestazione di Forza Nuova. Mettere in rete un’accusa di questo genere è come mettere in rete una fatwa: tu non sei più un professionista che ha fatto il suo lavoro, sei un infame che va punito. Alla fine sono riuscito a far togliere questo video, ma è rimasto in rete per parecchio tempo. Detto questo, credo che anche le diffide dei legali di Roberto Fiore, che hanno spaventato gli esercenti e impedito la distribuzione nei cinema di Nazirock, abbiano funzionato come un avvertimento, una specie di intimidazione.
Vendite e distribuzione: un confronto tra Nazirock e Camicie Verdi.
E’ ancora presto per farlo. Camicie Verdi, il film sulla Lega Nord, è uscito tre mesi prima del referendum sulla Devolution. Quindi ha avuto un certo impatto e una sua funzione. Nazirock è uscito tre mesi prima delle elezioni, ma il centrosinistra non lo ha notato e nemmeno ha usato un argomento, presente nel film, che poteva essere molto forte in campagna elettorale: “Attenzione, chi vota questo centrodestra dà il suo voto anche una parte della destra nazifascista, che di fatto viene sdoganata. Non a caso Roberto Fiore, dopo il voto è diventato parlamentare europeo. Il film comunque, malgrado tutte le diffide e le intimidazioni, ha trovato una sua strada. Ogni giorno ricevo richieste di prendere parte a proiezioni che vengono organizzate in tutta Italia da associazioni culturali e politiche, scuole, centri sociali, festival, cineclub.
Hai ricevuto solidarietà da parte di qualche esponente di centrodestra?
No. Probabilmente, malgrado le dichiarazioni di Fini, che si candida a leader del centrodestra, non esiste in Italia una destra veramente democratica, liberale, rispettosa dei valori fondanti della Costituzione. Non a caso Berlusconi, poco prima delle elezioni, ha detto che la storia italiana va riscritta, per liberarla da una certa retorica della Resistenza. E alla grande manifestazione del 2 dicembre 2006, contro il governo Prodi, accanto a Berlusconi, sul palco degli oratori, c’era Luca Romagnoli, leader di Fiamma Tricolore, quello che dice di non avere prove per affermare o negare l’esistenza delle camere a gas.
E a sinistra?
C’è stata molta attenzione a sinistra del PD. Rifondazione e IL PdCI hanno organizzato molte proiezioni anche prima del voto. Il PD si è svegliato solo dopo la batosta elettorale: i giovani del partito hanno organizzato qualche proiezione. Peccato, perché io non sono mai stato comunista. Al di là delle etichette politiche, mi sono sempre riconosciuto nella linea moderata e socialdemocratica della sinistra europea.

INTERVISTA PUBBLICATA DAL SITO www.vitadidonna.org Aria di fascismo, quanto c’è di vero?


Inserito in Nazirock da claudio il Settembre 11th, 2008
mercoledì 10 settembre 2008
Non si placa l’eco della dichiarazioni rilasciate da Alemanno in occasione della celebrazione dell’8 settembre su fascismo e leggi razziali. L’intervista a Claudio Lazzaro, autore di Nazirock, il film che documenta il clima all’interno degli ambienti più estremi della destra italiana
di ELISABETTA CANITANO
Claudio Lazzaro
Claudio Lazzaro
Gentile Claudio Lazzaro, lei è l’autore di un documentario sulle nuove forme di aggregazione dell’estrema destra giovanile, intitolato “nazirock” , che ha avuto spesso problemi di proiezione per le minacce di violenza da parte di tali gruppi. In una sua recente intervista, però lei mette in guardia dal rischio costituito dalla “latenza interna di fascismo “, più che dai fascismi e dai nazismi folkloristici. Può approfondire meglio questo concetto?
La storia non si ripete nelle stesse identiche forme. Ci sono però elementi fondamentali del comportamento umano che tendono a riproporsi ciclicamente, anche se in forme apparentemente diverse. Quindi è improbabile che il fascismo o il nazismo come li abbiamo conosciuti tornino al potere, mentre è possibile e direi estremamente probabile che si ripresentino alla ribalta della storia in altre forme.
Prendiamo in considerazione alcuni elementi costitutivi di un regime fascista. Limitazioni alla libertà d’informazione e al diritto di voto. Culto della personalità e manipolazione delle masse attraverso i mezzi d’informazione. Società divisa in gerarchie di matrice ereditaria o clientelare con scarse possibilità di miglioramento sociale per le classi subalterne. Amministrazione delle giustizia che favorisce i ceti dominanti. Impunità per i vertici dello Stato e della casta politica. Uso della violenza (anche se in modo indiretto, attraverso organizzazioni criminali e clandestine) per mantenere il controllo politico. Ecco, probabilmente sto dimenticando qualcosa, ma tutti questi elementi noi li troviamo oggi nella società italiana.
Umberto Galimberti scrive, nel suo “La casa di psiche”, che, nella società della tecnica, la nostra società moderna, è inferiore chi non è adattato, quindi “essere se stesso” e non rinunciare alla specificità della propria identità è una patologia. Chi si adatta però, e diventa uguale agli altri, perde l’anima, secondo il filosofo, e, noi vorremmo dire, scivola in uno stato primitivo dello spirito. Secondo lei è possibile un collegamento fra queste due cose ? E’ possibile, in altri termini, che il pensare conformista sia ciò che spiana la strada per il fascismo interno?
Il conformismo è una componente delle società fasciste: è il conformismo di chi si sente rassicurato dall’esistenza di una regola, da un insieme di precetti e di slogan, del tipo “Dio, Patria, Famiglia”, o quant’altro. Ma se guardiamo, nella storia dei fascismi, alle storie dei capi, vediamo che per loro è diverso: i capi spesso sono trasgressivi e devianti, i primi a non credere nei precetti che vanno sbandierando. Sono disadattati che riescono a diventare dominanti e a mantenere il loro dominio anche attraverso cinismi e ipocrisie.
Se io le dico le seguenti frasi, raccolte tutti i giorni nella nostra città, suddivise per argomento:
Giustizia - “Bisognerebbe metterli in prigione, e buttare la chiave, ormai escono tutti”
Scuola - “E’ ora che si ricominci a bocciare, oramai promuovono tutti”;
Immigrati - “Vengono a fare i padroni in casa nostra, fanno il comodo loro”;
Lavoro - “Bisogna rimettere in moto l’economia, così tutti staremo meglio, meno veti sindacali, e vedi come va meglio”;
Politica - “Tanto è tutto un magna magna” ( che a me ricorda il vecchio “la politica è una cosa sporca”, di mia nonna).
Lei pensa che le dica solo chi vota a destra, i cosiddetti benpensanti, o il popolo della sinistra in moltissimi casi recita anch’esso queste frasi come un mantra, senza riflettere, omologandosi?
Ciò che accomuna queste frasi è che sono frasi fatte, luoghi comuni. Come tali scoraggiano l’approfondimento, la capacità di distinguere ciò che può essere vero e ciò che invece è falso nell’affermazione convenzionale. Tenga conto che oggi, se non si ragiona in modo approfondito, può essere luogo comune anche definirsi di destra o di sinistra. Non per qualunquismo, ma perché esiste un modo poco approfondito, o volte semplicemente stupido e conformista, di collocarsi a destra o a sinistra. Credo che oggi più che mai si debba cominciare a ragionare col proprio cervello su quali siano i problemi e su come risolverli.
Secondo lei, possono trovare una spiegazione, in quest’ottica, i 65.000 voti disgiunti, a Roma, Zingaretti/Alemanno, o erano solo un dispetto a Rutelli?
Non ho riscontri, posso solo dirle una mia impressione. Secondo me la scelta del candidato Rutelli è stata scontata e di scarso impatto sul piano mediatico. La sua campagna elettorale è stata condotta con scarsa grinta, nessuna efficacia e nessuna idea. Alemanno ha finito col rappresentare, mediaticamente, il nuovo. Al di là della sostanza (secondo me Rutelli è stato un buon sindaco) giocano elementi irrazionali: nessuno ha voglia di rivedere sempre lo stesso film. Ci vogliono novità, facce nuove, aria fresca. Non aria fritta (come candidare le bellocce alla Madia).
E’ possibile che il martellamento di arretratezza e ignoranza diffuso dalla televisione in questi anni abbia contribuito a livellare il sentire collettivo, data la difficoltà di pensare contro corrente?
Più che possibile. E’ una certezza. Berlusconi ha formato i suoi elettori in 15 anni con le sue televisioni. La televisione pubblica invece di contrastare la visione berlusconiana del mondo l’ha assecondata, per fare audience e mantenere i livelli occupazionali di un ente pubblico parassitario (in Rai lavorano ottimi professionisti, ma sono troppi quelli che si limitano a incassare lo stipendio)
Noi sappiamo da sempre che la destra batte sui temi della sicurezza non attraverso la prevenzione, che sono la giustizia sociale, la scolarizzazione, la ridistribuzione del reddito, ma attraverso la punizione (il carcere come deterrente punitivo e non come luogo di riabilitazione del cittadino), e la militarizzazione della società. L’allarme continuo sulla pedofilia, e sui rom e, dall’altra parte il blocco dei processi richiesto dall’attuale premier, la sospetta corruzione di Storace e dei suoi durante il loro governo della Regione Lazio (laRepubblica 10 agosto 2007), lei pensa che possa ricordare il misto di richiesta di giustizia a parole e corruzione perenne che esisteva nel ventennio fascista, in Italia?
Il fascismo è il regno della contraddizione. Esiste un fascismo cosiddetto sociale, in cui Storace ama collocarsi, che guarda con attenzione alle classi subalterne. Mussolini ha fatto buone case popolari. Hitler era attento alla condizione dei lavoratori. Purtroppo i costi del sociale, nelle ideologie nazifasciste dovevano ricadere sui popoli e sulle “razze” più deboli. Quindi guerre e distruzione per sottomettere le nazioni confinanti, per non parlare degli orrori della Shoah: un popolo depredato di tutto e, per la prima volta nella storia, il metodo scientifico e industriale applicato allo sterminio
L’antipolitica, c’entra, secondo lei, con il fascismo, o no?
C’entra, se per antipolitica intendiamo la rinuncia dei cittadini a fare politica e la consegna di una delega in bianco al leader carismatico. Se invece l’antipolitica è quella cosa che in tempi recentissimi tutta la destra e una parte della sinistra hanno stigmatizzato nel prendere le distanze da girotondini, grillini, Di Pietro, Travaglio, Furio Colombo, Paolo Flores D’Arcais e altri che non si rassegnano alla logica clientelare partitica e mafiosa della casta e degli inciuci, beh allora direi che l’antipolitica è politica, l’unica ancora praticabile: cioè l’unica forma di partecipazione del cittadino alla cosa pubblica che ancora si possa tentare
Hitler inscenò un finto attacco polacco per invadere la Polonia, nel 1939, e tutta la comunicazione nazifascista era un ribaltamento dalla posizione di aggressione a quella di vittima. Trova delle somiglianze in questo ribaltamento di comunicazione ai nostri giorni?
La guerra in Iraq, senza per questo lasciarsi tentare da confronti impropri e fuorvianti tra Stati Uniti e Germania Nazista
La politica della paura è, secondo molti analisti politici, una delle armi migliori per aiutare la destra a prendere il potere con l’appoggio del popolo. Lei è d’accordo?
Si, ma bisogna anche ricordare che le paure sono reali. Per chi non ha strumenti culturali e preparazione professionale, la globalizzazione è una brutta bestia, che fa molta paura. Si possono dare strumenti per superare la paura, oppure la si utilizza per governare, canalizzando l’aggressività sul “nemico” a portata di mano
Secondo lei le gerarchie della Chiesa cattolica sono coinvolte in questo processo di comunicazione di massa? Hanno un guadagno da ricercare?
La Chiesa cattolica è una gerarchia di potere. Come tale tende ad auto conservarsi e a fare alleanze con chi può garantire economicamente questa conservazione. Lo ha fatto col fascismo e lo fa anche oggi. Peccato perché la Chiesa, e lo dico da laico, potrebbe fare molte buone cose nel mondo e soprattutto in Italia. Pensate se il Papa decidesse di evangelizzare Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta, se passasse metà del suo tempo alle Vele di Napoli, o in Calabria o a Trapani, a Gela, spiegando che non bisogna uccidere, che non bisogna rubare, che ai mafiosi non deve essere concesso di prendere parte alle processioni religiose. Sarebbe bello, invece sono proprio i mafiosi, per ragioni prestigio, in tanti paesi del sud, a reggere la croce nelle processioni.
10 settembre 2008

FORZA NUOVA: CANCELLATA PROIEZIONE ‘NAZIROCK’ A PESCARA

Inserito in Nazirock da admin il Settembre 10th, 2008

FORZA NUOVA: CANCELLATA PROIEZIONE ‘NAZIROCK’ A PESCARA(ANSA) - PESCARA, 17 MAGGIO 2008 

“E’ stata cancellata la proiezione del film-documentario ‘’Nazirock’’ in programma ieri al 2°
Festival del documentario d’Abruzzo presso il cinema-teatro Massimo di Pescara. Lo ha reso noto il coordinamento regionale di Forza Nuova.
‘’Come gia’ avvenuto in altre citta’ italiane - si legge in una nota - i legali di Forza Nuova hanno provveduto a diffidare il regista dal diffondere il filmato in quanto contenente
immagini, affermazioni, scene, ricostruzioni gravemente diffamatorie nei confronti di Forza Nuova’’. ‘’Il movimento - si prosegue nella nota - sta gia’ agendo nei confronti del produttore e del regista del filmato, civilmente e penalmente, per ottenere il risarcimento dei danni materiali e morali, ivi compresi quelli che potrebbero essere derivati dalla proiezioni in periodo elettorale, e chiunque non ottemperi alla diffida sara’ ritenuto responsabile delle lesioni arrecate’’.
(ANSA).”
In relazione alla notizia Ansa, Pescara, 17 maggio, FORZA NUOVA: CANCELLATA PROIEZIONE “NAZIROCK”, il regista e produttore del film, Claudio Lazzaro, precisa:
“La proiezione di Nazirock al Festival del documentario d’Abruzzo è stata cancellata per ragioni diverse da quelle indicate. In realtà il Festival (a causa del ritardo con cui sono stato avvertito) non ha ottenuto la mia autorizzazione a proiettare il film.
Forza Nuova sta cercando di impedire che il film abbia una sua libera circolazione e invia le sue diffide legali a quelli che organizzano proiezioni ogni giorno e in tutta Italia (cineclub, circoli Arci, Anpi, centri sociali, associazioni studentesche, culturali e di partito). Ma i casi in cui questi rappresentanti della società civile si sono lasciati impressionare dalle diffide e hanno rinunciano a proiettare Nazirock sono stati rarissimi. Devo dire che anche in questi casi (ne ricordo soltanto due) le proiezioni sono state cancellate non tanto per le diffide di Forza Nuova quanto per il fatto che erano state programmate nel periodo preelettorale in locali messi a disposizione dalla pubblica amministrazione. Quindi era scattata una considerazione di opportunità: non dare l’impressione di voler favorire una parte politica a discapito di un’altra.
E’ vero però che le diffide di Forza Nuova sono riuscite a impedire una normale programmazione di Nazirock nelle sale cinematografiche. Ad esempio, il Cinema Politecnico Fandango di Roma, che aveva in cartellone Naziorck, ha rinunciato alla programmazione, non solo per il timore di ripercussioni legali. E’ anche vero che, sempre a Roma, il Cinema Piccolo Apollo, malgrado le diffide, ha ospitato una grande, affollatissima, anteprima (protetta da agenti della Digos).
Fortunatamente Nazirock è distribuito anche nelle librerie, pubblicato da Feltrinelli Real Cinema.
Se Forza Nuova avesse argomenti legali per impedire a Fetrinelli Editore di distribuire Nazirock li userebbe. Ma questi argomenti non esistono. Quindi credo che Forza Nuova farebbe meglio a confrontarsi democraticamente con questo film.
Organizzino loro una proiezione e mi invitino. Io naturalmente sono disposto a partecipare”.

C’è un collegamento tra questa realtà e la politica istituzionale

Inserito in Nazirock da admin il Settembre 10th, 2008

Articolo di Claudio Lazzaro su Liberazione del 6 maggio 2008
Un’analisi del regista del documentario Nazirock
C’è un collegamento tra questa realtà e la politica istituzionale
di Claudio Lazzaro

In qualche modo Nazirock, il film che ha raccontato i riti e le violenze della destra radicale, nasce proprio a Verona. Stavo viaggiando in terra di Padania per realizzare Camicie Verdi, un documentario sulla Lega Nord, quando mi sono imbattuto nel Veneto Fronte Skinheads. Il leader era Piero Puschiavo, leader di una band di rock. Un tipo di rock che ha molti nomi, identitario, nazional socialista, non conforme, ma che in Europa e negli stati Uniti viene sbrigativamente chiamato nazirock. I testi di solito hanno a che fare con l’odio per gli immigrati, con la difesa delle radici e dell’identità nazionale. Abbondano le istigazioni alla violenza, non mancano le nostalgie della Repubblica di Salò. Piero Puschiavo adesso non fa più la rockstar identitaria, ma è il coordinatore per il Veneto del Movimento Sociale Fiamma Tricolore. E nel film vediamo che il leader della Fiamma Tricolore, Luca Romagnoli, viene accolto sul palco degli oratori da Silvio Berlusconi, alla manifestazione del 2 dicembre 2006, quella dei due milioni. I due si stringono la mano, Berlusconi accarezza la bandiera della Fiamma.
C’è quindi un collegamento tra il Veneto Fronte Skinheads e la politica con la A maiuscola, quella parlamentare e istituzionale. Un collegamento allarmante, perché se andiamo a vedere chi era l’ispiratore del Veneto Fronte Skinhead scopriamo che si tratta di un certo Jan Stuart Donaldson, famoso per le sue canzoni razziste e per le sue dichiarazioni su Hitler: “Di lui ammiro tutto, tranne una cosa: avere perso”.
Allora ci rendiamo conto che certe frange dovrebbero stare fuori dalla porta. Perché quando la base di questi movimenti si sente sdoganata e legittimata dal sistema politico, allora, con ogni probabilità, diventa più aggressiva, tende a recuperare lo spazio che per anni si era vista negare.
Non voglio dire che la colpa della tragedia di Verona debba ricadere in modo diretto e inequivocabile sui movimenti politici della destra radicale. Ci sono forme di tribalismo giovanile in tutto il mondo. Le bande che difendono il territorio e aggrediscono il diverso si trovano anche nei paesi a democrazia più avanzata. Eppure se la violenza di destra aumenta e si propaga (i dati sono impressionanti, anche se stampa e televisione nella maggior parte dei casi tendono a ignorarli) una ragione ci deve essere.
Se restiamo alle cause di natura culturale, non dimentichiamo che il Veneto è la terra del sindaco leghista Gentilini, che a Treviso – scherzando, bontà sua – incitava i cacciatori a sparare agli immigrati, dopo averli infilati, per non spargere troppo sangue, in un costume da leprotto.
Il Veneto è terra di Lega. Ma quando in Camicie Verdi intervisto Mario Borghezio, nel suo letto d’ospedale (gli autonomi lo hanno picchiato) e gli chiedo se qualche politico gli abbia fatto visita, lui mogio mogio risponde: “No, nessuno. Mi hanno chiamato solo la Mussolini e Roberto Fiore.
Quindi Borghezio, il leghista più amato dal popolo padano dopo Bossi, ha un filo diretto con il leader di Forza Nuova e con la nipote del Duce, che fino a due anni fa coordinava il cartello della destra estrema, assieme al già citato Romagnoli (quello che non è sicuro che le camere a gas siano veramente esistite), a Tilgher (condannato per ricostruzione del Partito fascista), e a Fiore (condannato a più di cinque anni per banda armata).
C’è un terreno comune, ci sono in Veneto iniziative comuni tra la Lega Nord e questa destra radicale. E infatti Borghezio ha salutato con entusiasmo l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma: “Da patriota padano”, ha scandito, “onore al merito ai romani. Hanno eletto un sindaco con una faccia onesta e simpatica e al collo il simbolo dei nostri antenati Celti”. Poco male se la croce celtica è anche il simbolo di una divisione delle SS. Del resto Marcello De Angelis, l’intellettuale più vicino ad Alemanno, quello che ha appena organizzato il seminario sul Ritorno delle élite, quando era leader di Terza Posizione si è aggiudicato una condanna a cinque anni.
Può anche darsi che i “ragazzi dal cuore nero” responsabili dell’omicidio di Verona siano solo degli sprovveduti con scarsissime nozioni di politica, ma l’esempio dato dalla classe dirigente, o più in generale il clima politico di questa nuova stagione, certamente non li ha dissuasi, non li ha fatti sentire fuori, estranei alle regole di una democrazia.
Detto questo, credo che con questi giovani si debba dialogare. Se li guardate, nelle sequenze di Nazirock, non vedete ragazzi cattivi. Nei loro occhi, più che odio c’è paura. Sono ragazzi spaventati dalla globalizzazione. Sono i nuovi proletari che potrebbero fare gli idraulici o i muratori, se non ci fosse un extracomunitario che lo fa a metà prezzo.
Credo che il linguaggio per parlare con loro vada trovato, e subito, prima che sia troppo tardi. Ho avuto una conferma di questa urgenza (che Pasolini aveva già avvertito nel 1974) presentando Nazirock in un centro sociale a Perugia. Eravamo nell’ex mattatoio. All’alba, dopo la proiezione il centro è stato devastato da sconosciuti. Un ragazzo che dormiva all’interno terrorizzato a morte.
Spaventati (e qui apro una parentesi) anche gli esercenti che avrebbero dovuto programmare nei cinema Nazirock, ma che hanno rinunciato dopo le diffide inviate dai legali di Forza Nuova (ma per fortuna il film è distribuito anche nelle librerie, da Feltrinelli Real Cinema).
Bene, torniamo a Perugia. Quella sera all’ex mattatoio c’erano molti giovani skin, che assomigliavano in tutto e per tutto ai giovani che avevo filmato al raduno di Forza Nuova. Stesso abbigliamento, stesso tipo di rock. Ma le parole erano diverse. Quei ragazzi non erano caduti nella trappola. Erano ribelli che si identificavano nei rituali e nell’estetica skin, ma erano lì attenti ad ascoltare il nostro dibattito sul nazifascismo e intervenivano, partecipavano in modo democratico. Chi, cosa aveva fatto la differenza? Evidentemente il radicamento che i centri sociali riescono ancora a realizzare tra i giovani e nella società civile. Mentre la sinistra dei salotti televisivi non ricorda nemmeno cosa sia.

Claudio Lazzaro